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MODERNITY IN TRANSITION

10

Maggio

2017

Il tema del rapporto tra elementi naturali ed artificiali all’interno dei contesti urbani complessi come sono quelli che abitiamo, e più in generale del rapporto e opposizione tra natura e cultura, è da tempo presente nel
dibattito e in qualche modo nella pratica architettonica. E’ negli ultimi  anni che, però, tale questione ha assunto interessi e significati che travalicano il semplice tema disciplinare, e quello opportunistico legato alla presenza e
necessità della natura in città, e coinvolgono un più ampio spettro di ambiti.
Si definisce cosi, nel tempo, lungo la relazione tra architettura e società, una sorta di nuova idea di paesaggio, un paesaggio ibrido non più solo da osservare attraverso la trama e il supporto dell’architettura, ma autonomo e
libero di impadronirsi dell’architettura stessa, e di fare divenire l’architettura paesaggio. Dai cortili verdi ai tetti giardini passando per le facciate verdi verticali, gli elementi della natura divengono sempre più presenti in una
dimensione ibrida in cui architettura, città e paesaggio si mischiano nella costruzione, per cosi dire, di un soggetto nuovo e ibrido, che certamente mette in crisi l’identità e l’integrità disciplinare dell’architettura. Tale
integrità risulta aggredita anche da altri fattori propri della instabilità e fluidità che contraddistinguono la condizione del nostro tempo.
Questo difficile compito di dare forma alla nuova relazione tra spazio costruito e dimensione naturale, dopo i tetti giardini, spetta certamente alla facciata, che con il suo potere simbolico rappresenta la vera frontiera di
sperimentazione dove dare senso alla effimera ed esperienziale condizione contemporanea.

GIANANDREA BARRECA - 10/05/ 2017

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